L’Or de J’adore,
(RI)NASCITA DI UN'ICONA

EMBLEMA ETERNO DEI PROFUMI DIOR, J'ADORE È OGGI REINTERPRETATO DAL NUOVO MAÎTRE PARFUMEUR DELLA MAISON, FRANCIS KURKDJIAN. UN PRIMO GESTO IMPORTANTE CHE HA DATO VITA A L'OR DE J'ADORE, AL CROCEVIA TRA OMAGGIO E LIBERTÀ CREATIVA. INCONTRO A CURA DI MARIE AUDRAN.

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MARIE AUDRAN: J'adore è diventato un mito, un profumo di culto… Che cosa rappresenta quest'icona Dior per lei?

FRANCIS KURKDJIAN: Una parte di me, fondatrice, perché ho assistito alla sua creazione, nel 1999, ad opera di Calice Becker, sua autrice. Facevo parte dello stesso team, a New York, quindi ho seguito tutte le tappe della sua genesi. Lavoravo come giovane profumiere da tre anni e ci sostenevamo l'un l'altro, con un'emulazione incredibile per questa enorme sfida. Ripristinare questo legame storico è molto importante per me, un simbolo dell'heritage Dior. Ogni epoca ha la sua icona: J'adore è il grande bouquet insuperabile che ha definito l'archetipo della f lorealità. Nessun profumo l'ha mai equiparato, è un successo senza tempo che non passa mai di moda, è il profumo Dior per eccellenza.

MA: Come spiegherebbe quest'aura imbattibile?

FK: I grandi classici hanno la capacità di essere la quintessenza di uno stile, di una forma olfattiva. Il tema floreale è legato alla femminilità, alla mitologia della donna. J'adore sintetizza proprio questo spirito, pur essendo all'avanguardia, è la rivoluzione floreale dopo Poison, incarnata in modo inedito e iconico da Charlize Theron. J'adore ha aggiunto una certa texture e un certo sillage, e un grande successo, ecco cos'è: una bella idea creativa basata su una grandissima tecnicità. È imprescindibile. E poi il profumo non è solo un odore, è anche un nome. L'espressione "j'adore!" è diventata universale, come "enchanté!".

MA: Dal suo ritorno in Dior come direttore creativo delle fragranze Dior, L'Or de J'adore è la sua primissima reinterpretazione, pensata come una raffinata quintessenza. Perché ha scelto proprio J'adore?

FK: I fiori, in Dior, sono il motivo olfattivo che meglio definisce la Maison. La storia di J'adore ha una trama molto forte. Una delle fortune di lavorare per Dior è di poter rivisitare queste icone, questi grandi archetipi della profumeria che hanno segnato le epoche. Con L'Or de J'adore, mi sono posto una sfida: fino a che punto è possibile spingere la visione e l'esercizio di stile di Calice Becker per farne un estratto di profumo con una dualità complementare, tra purezza e voluttuosità? L'Or de J'adore ha un lato molto sensuale, più carnoso, più voluttuoso, appunto.

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© JULIA NONI FOR PARFUMS CHRISTIAN DIOR

LA QUINTESSENZA DI J'ADORE È RIMASTA INTATTA. L'OR DE J'ADORE RITORNA ALL'ESSENZIALE, ESALTA LA BELLEZZA DEI FIORI CONTENUTI IN UN CONCENTRATO SOAVE E SOLARE. L'ESSENZA DI L'OR DE J'ADORE SONO I SUOI FIORI”.

– FRANCIS KURKDJIAN

MA: Lei dice d'altronde che con L'Or de J'adore si passa dall'impressionismo all'arte astratta…

FK: Esattamente. Le opere di Damien Hirst mi hanno ispirato enormemente, passando dal puntinismo all'astrazione, un tratto di pennello estremamente grossolano, molto ampio, smisurato, out of scale. Con questo nuovo J'adore, che incarna la grandezza di Dior, è un po' lo stesso, è come se fondessimo l'oro per eliminarne le impurità, come nel suo nuovo scrigno, dove il suo collier sembra essersi fuso per diventare un tutt'uno con il f lacone. Questo progetto è di una coerenza infinita. Abbiamo mantenuto l'accordo, ma abbiamo concentrato la formula, l'abbiamo ristretta, pixellata in XXL.

MA: Qual è stata la sua ispirazione essenziale?

FK: L'essenza di L'Or de J'adore sono i suoi fiori, la sua ricchezza suprema. Si trattava in questo caso di dare una nuova sensazione a questo motivo f loreale, un'espressione indubbiamente più carnosa, solare, luminosa, con l'idea di brillantezza. L'eau de parfum era, per me, una sorta di grande bouquet-tributo per Madeleine, madre di Christian Dior, appassionata di giardini, un'ode alla Belle Époque in una costellazione di connessioni con le radici storiche di Dior. Con L'Or de J'adore, ho cercato di (ri)darle i codici di oggi e di domani per i decenni a venire.

MA: Attraverso L'Or de J'adore si esprime quest'idea molto Dior di "rispetto della tradizione e audace insolenza". Come si incarna quest'ultima, qui?

FK: L'insolenza, qui, è di toccare un'icona che sembra intoccabile perché è un simbolo, ma anche per il suo grande savoir-faire, il modo non figurativo in cui i suoi ingredienti f loreali sono accostati l'uno all'altro. Si tratta di un grande bouquet di fiori puntinista dove non appare un fiore in particolare, come un dipinto impressionista. Per questo è straordinariamente virtuoso. Citare un solo fiore significherebbe fare un torto a tutti gli altri: la forza di J'adore è il suo intreccio infinitamente sottile. Ho (soltanto) zoomato su quest'intreccio senza scioglierlo, bensì rendendogli omaggio. Christian Dior diceva che le sue modelle erano "tutte le donne del mondo". Grazie alla magia e alla potenza inalterate di J'adore, ho osato dirmi che mi sarei impadronito a mia volta di "tutti i fiori del mondo". Con l'audacia, l'eccesso e il rigore che sono alla base dello spirito Dior. L'Or de J'adore rappresenta tutti i fiori del mondo. E il suo flacone ad anfora rappresenta le curve femminili, così come il dettaglio delle balaustre dei balconi parigini!

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MA: Qual è, secondo lei, il ruolo del profumo? Uno slancio vitale, un supplemento d'anima?

FK: Il gusto e l'olfatto sono ciò che ci differenzia fondamentalmente e universalmente dalle macchine. "Sento dunque sono", l'olfatto è la prima memoria del corpo che si forma già allo stato fetale, il senso che ci salva dal pericolo e ci fa "sentire" vivi, come dice magnificamente Casanova, riassumendo il carattere vitale ed esistenziale di questo senso fondamentale: "So di essere esistito; di questo son sicuro, perché ho provato delle sensazioni, e so anche che non esisterò più quando avrò smesso di averne. Se mi capiterà dopo la mia morte di provare ancora delle sensazioni, non dubiterò più di nulla; ma smentirò tutti quelli che mi verranno a dire che sono morto"1. La memoria olfattiva possiede un potere incredibile: dare il sentimento di vivere e di essere stati.

MA: Come descriverebbe il suo gesto creativo?

FK: Tendo a renderlo il più semplice possibile, è così che ho appreso la profumeria, come una ricerca permanente della purezza. Di fronte a ciascuna delle mie formule, mi chiedo costantemente se posso renderla più semplice, senza tradire l'intenzione. Con J'adore era impossibile renderlo "più semplice", abbiamo "ridotto" sempre di più per andare all'essenza di J'adore. Un lavoro perenne deve inscriversi proprio in quest'idea. Non deve diventare qualcosa di secco, arido, disincarnato. La cosa più importante è disimparare, dimenticare quello che sappiamo per andare verso l'ignoto, pur conservando le tecniche acquisite, come spiegano perfettamente le parole di Soulages: "L’approccio dell'artista è profondamente diverso da quello dell'artigiano: l'artigiano va verso un oggetto che conosce, che sa fare (…). L'artista, con l'intuizione di ciò che celano le tecniche più che con le conoscenze apprese, va verso ciò che non conosce"2. Cogliere quest'abbondanza quasi pittorica mi ha richiesto di immergermi di getto nella sua formula, di rimestare la sua ricchezza per mantenerne l'essenziale e creare una sensualità nuova, immediatamente attraente. Un J'adore rotondo e affascinante come una spalla nuda…

1. Giacomo Casanova, Storia della mia vita.

2. Intervista di Tatiana Autajon, Daniel Abadie (dir.), Le cadre et le socle dans l'art du XXe siècle, università di Borgogna, Digione, e Museo Nazionale di Arte moderna, Centre Georges-Pompidou, Parigi, con l'aiuto del Centro Nazionale delle Arti plastiche, 1987.
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