LA GALERIE DIOR CELEBRA UNO DEI PIÙ GRANDI FOTOGRAFI DEL SUO TEMPO, PETER LINDBERGH. UN’ESPOSIZIONE SENZA PRECEDENTI METTE IN SCENA PIÙ DI CENTO SUE FOTOGRAFIE,1 TRA CUI MOLTISSIMI SCATTI INEDITI. TOUR GUIDATO DI MARIE ÉPINEUIL.
Entrando nella Galerie Dior, volgete il vostro sguardo verso sinistra. Una fotografia vi accoglie e riassume in un’immagine la formidabile retrospettiva dedicata a Peter Lindbergh (1944-2019) e alla sua collaborazione unica con la Maison: si tratta della modella Alek Wek, mentre indossa l’emblematica giacca Bar disegnata da Christian Dior per la sfilata haute couture primavera-estate 1947, immortalata in un grazioso movimento sullo sfondo di un yellow cab per le strade di New York, durante uno shooting storico realizzato per Dior nel 2018. |
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“IL MIO SOGGETTO PREFERI TO SONO LE DONNE. SEGUIRLE IL PIÙ VICINO POSSIBILE IN MODO CHE POSSANO ESPRIMERSI E AFFERMARE LA PROPRIA VERITÀ. IO INSEGU UN MISTERO, RICERCO UN’EMOZIONE”.
E poi c’è il bianco e nero. Il suo utilizzo permette di rendere atemporali i soggetti trattati, di conferire loro una vivacità, una poesia e un’universalità senza tempo che attraversano i secoli. Come gli scatti documentaristici degli anni ’30 e ’40, in particolare quello di Dorothea Lange, con il quale ritroviamo una continuità di pensiero e di grazia nelle composizioni istantanee di Lindbergh. Tanti punti in comune con Christian Dior che disegnava, in bianco e nero, il volto delle sue modelle ancor prima di disegnarne l’abito e di applicare i colori, e che diceva: “Uno schizzo deve suggerire un’andatura, un’allure, un gesto; deve evocare una silhouette in movimento, deve già pulsare di vita”. |