DIOR E L’ARTE DI VIVERE
RACCONTI DI ELEGANZA

L’ARTE DI VIVERE ALLA FRANCESE, LA GIOIA DI OFFRIRE E DI FARE FELICI GLI ALTRI SONO VALORI FONDANTI DELL’IDENTITÀ DELLA MAISON TANTO CARI A CHRISTIAN DIOR, RIMASTI IMMUTATI NEL TEMPO E OGGI PIÙ ATTUALI CHE MAI. DI LUCIE ALEXANDRE E MATHILDA PANIGADA.

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© ADRIEN DIRAND

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L’arte di vivere, per Christian Dior, è prima di tutto un’espressione della bellezza, che traduce il suo sguardo di esteta e, al contempo, la sua sincera propensione per l’ospitalità, la condivisione, l’amicizia, l’eleganza dell’atto di accogliere.

Il 1947, anno del trionfo del rivoluzionario New Look, segna la rinascita del Plaza Athénée. Il couturier ne fa subito il suo luogo prediletto e adora consumare i pasti sotto gli ombrelloni del sublime cortile con giardino. Tra un impegno e l’altro, ama trascorrere momenti di convivialità con le persone a lui più care nei luoghi emblematici della Ville Lumière, tra cui Les Deux Magots, la brasserie Lipp, Boeuf sur le Toit, Stresa o il Bar des Théâtres, nei pressi degli atelier dell’iconico 30 di avenue Montaigne.

Nei ricercati salotti del suo “regno dei sogni”, i modelli, uno dopo l’altro, prendono i nomi dei suoi luoghi ed edifici preferiti. Nell’opera Christian Dior et moi, il couturier confida: “C’erano (…) abiti chiamati Paris, New YorkLondonPlazaRitzMaxim’s in onore di queste grandi capitali e dei luoghi che la mia professione mi portava a frequentare“. Mosso da questa passione, Christian Dior si adopera per creare modelli su misura squisitamente evocativi, chiamati Bonbon, Chantilly, Châtaigne e Petit Dîner per la sfilata haute couture autunno-inverno 1947, o ancora Pain d’épices, Poivre et sel e Réglisse per la collezione primavera-estate 1951.

Ispirandosi proprio ai momenti di golosità e di convivialità che scandiscono la giornata, immagina anche una serie di outfit dedicati, perfetti per il pranzo, l’ora del tè, il cocktail o la cena. A ogni momento della giornata il suo (new) look!

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Nel 1972, la Maison pubblica La Cuisine cousu-main, una preziosa raccolta che svela i suoi piatti preferiti. Raymond Thuilier ne redige la prefazione e racconta che Christian Dior paragonava spesso la cucina alla sua passione per la couture: “Le materie prime che si usano in cucina sono nobili, al pari di quelle che si usano nella sartorialità (…). Provo le stesse sensazioni, e se è vero che la cucina è un’opera che nasce dall’ intelligenza, è altrettanto vero che le mani ne sono le fedeli esecutrici”.

Questa gioia di vivere, iscritta nel DNA della Maison, prende corpo, nel tempo, attraverso la creazione di articoli che sublimano il piacere di ricevere, facendone un’arte a tutti gli effetti. Non a caso a partire dal 1947 la boutique Colifichets – sita al piano terra del numero 30, di avenue Montaigne, ai piedi della famosa scalinata – propone alle clienti un’ampia offerta di accessori: cornici, accendini, portacipria, specchi, porta carte da gioco, tagliacarte, ecc.

Sulla scia del successo ottenuto da questi oggetti che permettono a ciascuno di regalarsi un tocco di stile Dior, il couturier, nel 1955, inaugura un’elegante boutique dedicata agli oggetti ornamentali per la casa. Ne affida la gestione a Jean-Pierre Frère, che firma per Dior le prime collezioni dell’arte della tavola.

Nel corso degli anni l’offerta si arricchisce sempre di più, fino a diventare un reparto a sé stante – con linee di regali, porcellane, oreficeria, cristalleria e biancheria da casa – diretto, a partire dal 1997, da Doris Brynner. Questa figura dal gusto raffinato infonde grande energia creativa ed esplora nuovi orizzonti dell’arte di vivere secondo Dior, tanto da arrivare a creare Dior Maison, all’epoca chiamata Dior Home, la cui collezione viene presentata e messa in risalto nella boutique Dior londinese nel 2016. L’anno successivo Cordelia de Castellane diventa Direttrice artistica di questo universo unico nel suo genere.

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Un’odissea creativa che si racconta nei vari ristoranti e Café Dior inaugurati in più continenti, nei quali risplende l’eccellenza così cara al couturier.

Nel 2022, al 30 Montaigne apre i battenti il ristorante Monsieur Dior che delizia i clienti con menù influenzati dal patrimonio di Dior, sublimati da sontuose porcellane Dior Maison. L’anno dopo prende il via una collaborazione a lungo termine con Anne-Sophie Picche si concretizza con l’apertura di un Café Dior a Osaka, seguito da molti atri in Giappone e in Cina. Cogliendo l’opportunità offertale da questa squisita collaborazione, la chef più stellata al mondo si è immersa negli archivi Dior per elaborare inedite creazioni dolci e salate.

Nel 2024, in occasione dell’apertura di Dior Gold House a Bangkok, i visitatori sono invitati ad abbandonarsi a un favoloso viaggio dei sensi attraverso le prelibatezze pensate da Mauro Colagreco. La golosa partitura di questo chef tristellato, che incarna la sua filosofia, ruota intorno alla natura, ai suoi ritmi, ai suoi cicli e alla sua straordinaria pluralità, in un meraviglioso connubio di gastronomia e haute couture.

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Passando da un virtuosismo all’altro si arriva ai giorni nostri e al dialogo squisito che Dior ha scelto di instaurare con Dominique Crenn. A Dallas, al Café Dior di Highland Park Village, la famosa chef – insignita delle tre stelle Michelin per il suo ristorante Atelier Crenn di San Francisco* – ha creato un menù esclusivo che richiama la raffinatezza dei modelli Dior immaginati nelle varie epoche. I look pensati da Christian Dior e dai suoi successori si trasformano, uno dopo l’altro, in suggestive opere simbolo, divenendo mirabili testimonianze visive e gustative dell’effervescenza creativa della Maison. Antipasti, piatti principali e dessert, immaginati insieme a Juan Contreras – Executive Pastry Chef e partner di Dominique Crenn – sono l’espressione di questo connubio magistrale.

Da questa collaborazione prendono vita prelibate reinterpretazioni culinarie dei modelli simbolici della Maison, come l’incantevole Miss Dior, presentato per la prima volta con la collezione primavera-estate 1949; l’abito May, uscito per la primavera-estate 1953, i cui mille ricami sembrano minuziosamente trasposti sul piatto, o ancora il modello Pamplemousse, disegnato da Marc Bohan nel 1965. Tutte composizioni impreziosite da fiori delicati, omaggio couture all’amore di Christian Dior per la natura, che raccontano la visione e l’impegno di Dominique Crenn per una cucina responsabile, sostenibile, aperta sul mondo.

Un nuovo capitolo che celebra e porta avanti una passione innata per il piacere dei sensi, rivisitata attraverso la lente della creatività, dell’eleganza e della generosità.

*Prima e unica chef a ottenere le tre stelle Michelin negli Stati Uniti.

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