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© Kirstin McEwan

Il kilt come eredità Samantha McCoach

Per la collezione Dior Cruise 2025, svelata al castello Drummond, Maria Grazia Chiuri ha avviato un dialogo creativo con la stilista britannica Samantha McCoach, fondatrice, insieme alla nonna, dell’etichetta Le Kilt. Ritratto a cura di Marie Épineuil.

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© Kirstin McEwan © Le Kilt @lekilt @sam_mccoach

Ogni Natale della sua infanzia, e in ogni occasione speciale, Samantha McCoach riceveva in regalo un kilt. Non un kilt qualunque. Bensì un pezzo di storia realizzato a mano dalla nonna italiana, Lena. Quest’ultima, quando si stabilì sul suolo scozzese, non parlava la lingua, ma diede prova di innegabili qualità di sarta, che la portarono a padroneggiare l’arte del confezionamento e le tecniche di realizzazione delle pieghe dei kilt.

Quando Samantha McCoach lasciò Leith, dove è cresciuta, per studiare all’Edinburgh College of Art1, conservò l’abitudine di indossare i kilt realizzati per lei da nonna Lena, tra cui un Black Watch Tartan, originariamente associato agli Highlanders2. Di fronte all’entusiasmo suscitato dal suo stile, nel 2014 Samantha decise di lanciare, con il sostegno della nonna, una propria etichetta, Le Kilt, nome che richiama l’omonimo noto locale di Soho, a Londra. “Volevo creare un capo che incarnasse l’identità e le tradizioni della Scozia e che rendesse omaggio alle donne che sono parte integrante della sua cultura. Il tessuto ne è il punto di partenza, e volevo che catturasse l’anima di questa terra sotto una luce moderna, combinando sia le sue città eclettiche sia le sue affascinanti Highlands”, spiega Samantha McCoach.

1 Studi proseguiti con un master presso il Royal College of Art, nel 2008.

2 Del reggimento Royal Highland.

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© Le Kilt @lekilt @sam_mccoach

“I kilt raccontano centinaia di storie”.

– Samantha McCoach

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© Rachel Lamb

I suoi capi sono tutti realizzati in modo sostenibile, utilizzando materiali naturali e locali: “Per i kilt Dior abbiamo collaborato con Lochcarron of Scotland, uno dei più recenti stabilimenti tessili degli Scottish Borders, e abbiamo scelto di utilizzare un tweed in 100% lana che mescolasse verdi silvestri, grigi sassosi e marroni torbosi. Gli elementi punk e ribelli simboleggiano il vero spirito sovversivo del kilt: gli orli sono stati appositamente lasciati allo stato grezzo, conservando tuttavia costruzione e finiture tradizionali, compresi le frange e il modo in cui viene arrotolato”.

Maria Grazia Chiuri, che ci tiene molto ad incoraggiare il talento delle giovani generazioni nel campo dell’artigianato e della moda, non poteva che apprezzare la filosofia dell’etichetta. Espressione di un’arte del dettaglio cara alla Maison, dodici fotografie della sfilata organizzata da Christian Dior nel 1955 a Gleneagles sono state reinventate sotto forma di toppe finemente tessute e poi apposte lungo le pieghe, facendo del kilt un simbolo testimone di destini incrociati. Come confidato dalla stilista, “i kilt raccontano centinaia di storie”.

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