I superlativi si sprecano nel raccontare la vita di un artista che viene spontaneo soprannominare “il signore della danza”. C’è l’infanzia, povera, ai confini della Siberia. C’è l’incontro, quasi miracoloso, con la danza, all’età di 7 anni, che cambia il destino del giovane Rudolf. C’è il ritorno del padre dal fronte dopo la Seconda guerra mondiale, padre che non apprezza la sua passione per il balletto, perché giudicata non abbastanza virile. C’è il viaggio a Mosca, per partecipare al concorso del prestigioso Bolshoi, che Rudolf supera brillantemente, ma senza poter poi entrare nel corpo di ballo, per mancanza di denaro. C’è il Balletto Mariinsky, di cui diventa molto presto l’acclamato solista. |
Nel suo mondo, Rudolf Nureyev è l’incarnazione della libertà degli anni Sessanta e Settanta, proprio come i Beatles o i Rolling Stones. Vicino alla controcultura dell’epoca, agli hippie e ai viveur del Palace, la mitica discoteca parigina, Rudolf Nureyev partecipa a tutte le feste e sperimenta tutti gli eccessi. Nel suo appartamento al numero 23 del quai Voltaire, i più grandi artisti si ritrovano, anche senza preavviso. Nureyev li accoglie tra le numerose opere d’arte che colleziona insieme a tessuti antichi e kimono giapponesi, di cui va pazzo. |
“La mia storia personale è strettamente legata a quella di Nureyev attraverso la carriera di mio zio, Colin Jones, ballerino diventato amico e fotografo della star. Questa collezione è basata sui contrasti: la doppia eccellenza della maison Dior in materia di Prêt-à-porter e di Haute couture. La differenza tra il palcoscenico e il dietro le quinte: la vita artistica di Nureyev e la sua realtà privata. È un dialogo tra lo stile del ballerino e quello degli archivi Dior.”